Gli azzurri dopo aver condotto una gara prudente riuscendo a controllare le velleità della Reggina vanno in vantaggio ma vengono raggiunti in pieno recupero.
Dopo la convincente vittoria contro la Fiorentina, terminati i dovuti festeggiamenti per un successo che aveva convinto anche i più scettici sostenitori azzurri, i tifosi partenopei si erano proiettati, con la mente, verso il successivo turno di campionato che ha visto il Napoli affrontare la Reggina. Ritornano nella mente dei supporter partenopei le precedenti partite disputate al “Granillo” nei scorsi campionati, prestazioni che, visti i risultati negativi conseguiti dalla squadra partenopea, hanno, di fatto, determinato la convinzione di una sfida contrassegnata da “tradizione” sfavorevole alla compagine napoletana. Se a questa considerazione, aggiungiamo che la Reggina, impegnatissima nella lotta per non retrocedere, non può permettersi un ulteriore passo falso e il Napoli si presenta a Reggio Calabria privo di tre giocatori importanti per l’economia del gioco e per l’importanza del ruolo tattico di appartenenza, si può ben capire l’apprensione dei tifosi partenopei e dei mille supporter azzurri accorsi a Reggio per sostenere la loro squadra. Un Napoli privo degli squalificati Domizzi, Savini e Mannini si presenta a questo delicato confronto con una coppia di laterali inediti ovvero Garics a sinistra e Grava sull’out di sinistra. I due laterali, come da loro caratteristiche, coprono, molto bene, le fasce ma non riescono a proporsi in avanti con l’efficacia dimostrata, nelle precedenti partite, da Mannini, destinato a diventare un laterale completo. La difesa presenta Santacroce, sempre puntale e tempestivo negli anticipi, Contini, sicuro negli interventi e Cannavaro al centro, autore di una brillante prestazione soprattutto per gli interventi di testa: I palloni alti che arrivavano in area sono tutti intercettati e rinviati dal capitano azzurro. Solita generosa gara di Blasi unisce quantità a qualità ma non è supportato adeguatamente da Gargano molto confusionario specialmente in fase di appoggio: ancora troppi palloni persi dal “mororino” napoletano. Hamsik, come gli capita da qualche partita, viaggia a “corrente alternata” e ad un inizio di match anonimo fa seguire una graduale crescita fino a partecipare attivamente all’azione del gol napoletano. In attacco Lavezzi dimostra la solita generosità e, con la sua velocità, tiene in apprensione costante la retroguardia reggina. Sosa, preferito a Calaiò, mantiene alta la squadra che, questa volta, non si affida, con continuità, ai soliti lanci lunghi destinati alla sua testa ma cerca di alternare questa soluzione tattica con un gioco più manovrato tendente ad un possesso palla finalizzato a togliere l’eventuale pressante iniziativa alla squadra reggina. I timori iniziali svaniscono subito perché un’attenta difesa ed un buon centrocampo del Napoli riescono ad evitare il prevedibile assalto della Reggina verso la porta partenopea. Gli azzurri controllano molto bene l’incontro chiudendo tutti i varchi e, con un’ottima circolazione di palla, addormentano la partita che per larghi tratti è noiosa e costernata da continui falli per interrompere le trame di gioco che le due squadre tentano di mettere in atto. Il Napoli dimostra una superiorità tecnica a cui fa riscontro un gioco confuso, prevedibile e poco redditizio della Reggina. Ciò nonostante un’eventuale vittoria partenopea sarebbe risultata immeritata, non essendo riuscita, la squadra azzurra, ad affondare con la decisione necessaria per far suo il match. L’inesperienza dei giovani calciatori napoletani è determinante nel non riuscire a chiudere, definitivamente, l’incontro con una seconda realizzazione, visto che la Reggina accusa, il colpo dovuto alla rete del vantaggio partenopeo, realizzata da Sosa,. Reja, impossibilitato a schierare la formazione titolare, sbaglia i cambi, nel finale di gara, e va ad intaccare, con l’ingresso in campo di Pazienza, un reparto fondamentale nello schieramento di una squadra ovvero il centrocampo. L’allenatore friulano sostituisce al 87’ Hamsik con Pazienza, togliendo un giocatore utile, nello scacchiere napoletano, per le sue ripartenze, per la capacità di gestire la palla, per i suoi passaggi illuminanti e per quelle percussioni che avrebbero potuto essere molto utili nel finale di gara per alleggerire la pressione dei calabresi. E’ chiaro che negli ultimi minuti di gioco, quando una squadra si trova in vantaggio e controlla bene la partita, gli eventuali cambi vanno effettuati, esclusivamente, per guadagnare tempo ed interrompere il ritmo gara degli avversari protesi nel tentativo di ristabilire le sorti dell’incontro. Cambiare gli equilibri di un reparto, in una fase del match delicata e decisiva, a volte, può produrre il risultato di mandare in tilt l’apparato difensivo della squadra. Incomprensibile anche la sostituzione di Lavezzi al 79’ per Bogliacino infatti i calabresi nel finale di gara schierano ben quattro attaccanti: Amoruso, Stuani, Brienza e Joelson indebolendo, in tal modo, i reparti di centrocampo e difesa.. Il Pocho se non fosse stato sostituito avrebbe avuto a disposizione “praterie” per poter affondare e proiettarsi in avanti senza l’asfissiante marcatura a cui è stato costretto nel corso del match. Resta l’amara constatazione che, nel campionato in corso, ben sei volte la squadra azzurra, nei minuti finali delle partite, ha vanificato l’impegno profuso per conquistare punti importanti alla sua classifica e necessari alla proiezione nelle zone alte della classifica, posizioni che, se mantenute, avrebbero permesso al Napoli di conquistare, innanzi tempo la salvezza per poi, magari, osare in qualche insperato e meritato, per l’organico in dotazione al tecnico partenopeo, piazzamento valido per l’accesso ad una Coppa Europea. “Un posto al sole” sfiorato più volte e mai raggiunto. Cresceranno i gioielli del Napoli? Le premesse ci sono, basta saper bilanciare le esperienze pregresse con il prosieguo della costruzione di una squadra che abbia la personalità e la consapevolezza di rappresentare un grande Club, una grande città e una tifoseria passionale, esigente e meritevole del raggiungimento di importanti traguardi.
Vincenzo Vitiello NTN.
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